Le protesi robotizzate attualmente usate per restituire almeno una parvenza di dignità a persone che hanno perso braccia o mani a seguito di un incidente, hanno una serie di limiti. Al primo posto, oltre alla scomodità nell’indossarle, viene l’assenza di risposta dal punto di vista sensoriale, che rende assai difficile dimenticare che si sta utilizzando una protesi.
Presso la University of Michigan si sta sviluppando una sorta di manica, da posizionare sulle terminazioni nervose interrotte, che può migliorare le funzioni delle protesi manuali, e restituire le sensazioni tattili ai pazienti.
I ricercatori hanno creato una sorta di interfaccia composta di cellule muscolari e di materiale polimerico, che collega le terminazioni nervose alla mano prostetica. Grazie a questa giunzione neuro-muscolare, il cervello può controllare i movimenti dei muscoli. Utilizzando questa interfaccia, i segnali inviati dalle terminazioni nervose, normalmente inutilizzabili, vengono resi utili a comandare movimenti e generare sensazioni tattili.
Le cellule muscolari montate sul “guanto” e le terminazioni nervose interagiscono tra loro, creando un collegamento stabile. Negli esami di laboratorio, i risultati hanno indicato che non solo l’utilizzo di questa interfaccia consente di migliorare il controllo del movimento della protesi, ma anche e soprattutto che questo collegamento consente una comunicazione in entrambe le direzioni, inviando impulsi tattili e termici al cervello, che può così distinguere una superficie ruvida da una liscia, e una calda da una fredda.
Il progetto, finanziato dal Ministero della Difesa americano, nasce dall’esigenza di migliorare la vita dei feriti nelle guerre in Iraq e Afghanistan, ma ovviamente crea sviluppi interessanti anche per tutti coloro che hanno subito mutilazioni ad esempio sul lavoro. I primi test su esseri umani, per cominciare ad offrire loro un barlume di speranza, sono previsti tra tre anni.