Avete mai provato ad usare un cellulare dotato di sistema di posizionamento GPS dentro casa? E’ praticamente inutile, non potendo riconoscere l’esatta posizione all’interno della casa a causa dell’approssimazione del sistema, generalmente intorno a 10 metri.
All’interno di un complesso di uffici o di un centro commerciale, però, 10 metri sono una distanza che può fare la differenza.
Una recente ricerca sponsorizzata da colossi dell’informatica e della telefonia, condotta da tecnici della Duke University sta lavorando su un sistema di localizzazione accuratissimo, che analizza i dati relativi a suoni, luci e movimenti raccolti dai sensori del cellulare.
Tali dati possono essere in grado di creare una “impronta digitale” dell’ambiente che circonda il telefono, che unito ai dettagli della posizione forniti dalla rete GSM e da quella WiFi, può essere sufficiente per identificarlo. Ad esempio, un bar avrà una illuminazione diversa da quella di un negozio, così come al suo interno si rilevano suoni diversi.
Questo genere di informazioni viene inviato ad un server che, sulla base di algoritmi di classificazione, cerca di dedurre la posizione esatta del cellulare cercato. Una delle sfide che si presentano, ad esempio, è come gestire situazioni nelle quali il telefono viene tenuto in tasca, pertanto non può captare la luce.
Come si vede, la sfida è di ampia portata e presenta una serie di difficoltà e problematiche di vario tipo, ma una volta trovato il modo, le applicazioni per questo sistema di rilevazione della posizione potrebbero essere vastissime. Si pensi per esempio alla sorveglianza di sospetti criminali, effettuata tramite un cellulare spia in grado di fornire l’esatta posizione della persona spiata in qualsiasi momento: i criminali non avrebbero più alibi!