Si tratta di sorveglianza ambientale, la nuova frontiera valicata dai pesci robot che saranno nei prossimi mesi sguinzagliati nel Tamigi al fine di ricercare sostanze inquinanti.
Scene da film di fantascienza quelle girare durante alcune prove in acqua. A stormi di cinque, i pesci tecnologici saranno immessi nel fiume al fine di fornire una mappatura dei punti critici e degli elementi inquinanti. La ricerca si affiderà ai sensori presenti in ognuno di questi strani pesci, al sistema Gps e ad una microcamera impiantati in essi , garantendo l’identificazione esatta della zona in cui si trovano. I dati verranno invece trasmessi attraverso rete Wi-fi, sfruttabile anche per una sorta di “dialogo” tra questi fish – robot. L’intero progetto è costato circa 22.000 euro.
Il pesce-robot somiglia molto ad una carpa, è lungo un metro e mezzo e nuota alla velocità di 1m/s. Ogni 8 ore torna alla base per ricaricare le batterie e ripartire.
Se l’esperimento andrà a buon fine, i pesci potranno essere impiegati per combattere l’inquinamento dei mari. La strada dei Robot Fish era stata percorsa già qualche anno fa, ma i ricercatori incontrarono un problema: la precedente versione, non era in grado di nuotare in modo autonomo. Oggi questo problema dovrebbe esser stato risolto.
Ancora una volta i sistemi di localizzazione satellitare assieme alle più moderne tecnologie di controllo video si rivelano fondamentali nel campo della sorveglianza nelle piccole abitazioni come in mare aperto.