Fino a qualche anno fa, quando parlavamo di spionaggio, la prima immagine che ci veniva in mente era quella KGB russo contro CIA americana. Oggi lo spionaggio tra superpotenze, oltre a riguardare informazioni militari, piani di attacco terroristico e commerci illeciti, si misura anche con il metro dei brevetti e dei segreti delle industrie tecnologiche.
Ultimamente il Congresso americano è sulle tracce di due importanti aziende produttrici di tecnologia mobile in Cina. Stiamo parlando di Huawei Technologies Co. e ZTE Corp., che, secondo i servizi segreti americani, rappresentano una minaccia alla sicurezza di alcune aziende americane e questa volta non per mezzo di microspie o cellulari spia.
Il procedimento intavolato dalle autorità statunitensi cercherà di chiarire se l’azione delle suddette imprese fornisce “al governo cinese una opportunità per un maggiore spionaggio nei confronti degli altri stati” e mette in pericolo l’infrastruttura delle telecomunicazioni USA.
“I cinesi si stanno dedicando aggressivamente all’hacking nelle reti della nostra nazione, minacciando le nostre infrastrutture più sensibili e rubando segreti del valore di milioni di dollari in proprietà intellettuale da aziende americane,” ha dichiarato Ruppersberger, un deputato democratico del Maryland. “Questo mette in pericolo la nostra sicurezza nazionale e nuoce alla competitività degli Stati Uniti nel mercato mondiale.”
In un rapporto ufficiale dello scorso 3 novembre 2011, i funzionari dei servizi segreti degli Stati Uniti hanno definito la Cina il maggiore attore nell’ambito dello spionaggio economico. I settori più bersagliati sono prodotti farmaceutici, informazioni tecnologiche, equipaggiamento militare e nuove tecnologie applicate a materiali avanzati.
Huawei, il più grande produttore di attrezzature per reti telefoniche della Cina, ha il suo quartier generale USA a Plano, in Texas. L’azienda si è più volte vista negare i propri sforzi per espandersi negli Stati Uniti. L’opposizione dei parlamentari, con i loro timori circa presunti legami di Huawei con l’industria militare cinese, non lo ha reso possibile.
La scorsa primavera, la rete di computer per la difesa affidata a Lockheed Martin, ha subito un attacco “significativo e tenace”, con buona perdita di dati. A luglio, William J. Lynn, vice segretario alla difesa, ha annunciato le più recenti disposizioni del Pentagono in materia di cyber-sicurezza e all’inizio di questo mese, un gruppo bipartisan di senatori degli Stati Uniti insieme all’amministrazione Obama, ha discusso nuove leggi per arginare le minacce contro le reti industriali americane.
Ma Huawei continua a difendersi dalle accuse. Lo scorso febbraio, la società con sede a Shenzhen ha rilasciato una lettera aperta, spiegando nei dettagli come il governo degli Stati Uniti abbia fatto uso di “falsità” e “notizie infondate”. Preoccupazioni inventate per ostacolare la sua recente offerta di 2 milioni di dollari per comprare l’azienda di cloud computing 3 Leaf, fallita per bancarotta. Il governo americano ha annullato l’acquisto.
Huawei non ci sta ad andarsene dagli States ed ha annunciato che l’azienda si concentrerà sull’offerta di smartphone Android LTE il prossimo anno, a basso prezzo. Il portavoce dell’azienda, William Plummer, ha detto alla BBC che Huawei non può essere “scaricata”. Si tratta del secondo più grande fornitore di attrezzature per reti telefoniche al mondo – offre attrezzature al 90 per cento dei primi 50 fornitori di servizi di telecomunicazioni al mondo e con tutti questi partner non vi sono mai stati incidenti inerenti la sicurezza.
Anche l’altro principale accusato, ZTE, ha dichiarato che si tratta di una società quotata in borsa e devota alla trasparenza, convinta che “una revisione equa dei fatti potrà ulteriormente dimostrare che ZTE è un partner affidabile e rispettoso della legge con tutti i vettori di telecomunicazione statunitensi ed i loro clienti”.