La NATO, pur senza intervenire ancora direttamente a livello militare o con aiuti ai ribelli tramite l’Arabia Saudita, tiene sotto controllo la situazione in Libia da una posizione di tutto vantaggio e sicurezza, grazie agli instancabili occhi dei suoi aerei spia che sorvolano il paese 24 ore al giorno.
Si tratta di una mossa temporanea, in attesa di decidere se creare o meno una no-fly zone sulla parte orientale della Libia, azione che richiederebbe ben altro livello di sorveglianza, non soltanto da parte degli AWACS ma anche e soprattutto con il dispiegamento di portaerei di fronte alla zona da proteggere. Gli Stati Uniti, supportati da Francia e Gran Bretagna, sono a favore della no fly zone, mentre la Russia è pronta ad usare il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU per contrastarne la creazione.
Comunque, in mancanza di una risoluzione ONU, i voli degli AWACS sul Mar Mediterraneo sono stati intensificati in modo da garantire una sorveglianza aerea continua, giorno e notte. La NATO ha a propria disposizione abbastanza aerei di questo tipo nel Mediterraneo per poter garantire questa copertura senza bisogno di ulteriori invii di aerei spia dagli USA, per monitorare la posizione degli aerei ed i movimenti delle truppe di terra e degli armamenti delle forze fedeli a Gheddafi.
L’uso degli aerei spia e dei droni per la sorveglianza aerea avrebbe effetti militari di portata molto limitata, ma la loro presenza nei cieli libici fungerebbe da monito per il regime di Gheddafi, ricordandogli che la comunità internazionale ne tiene d’occhio le mosse ed è pronta ad intervenire. Da un ounto di vista strettamente di carattere militare, poi, l’uso di tale tecnologia è assolutamente a rischio zero per le truppe, non ponendo alcun pilota in situazioni a rischio. Ovviamente la no-fly zone dovrebbe poi essere pattugliata con aerei guidati da piloti in carne ed ossa, ma si vedrà più avanti…