Le moderne tecnologie per l’identificazione biometrica sono in grado di permettere la verifica dell’identità di una persona mediante parametri quali ad esempio le impronte digitali, l’iride dell’occhio, il DNA o le caratteristiche del volto umano.
Ovviamente però, con oltre 6 miliardi di individui sul nostro pianeta, le caratteristiche del volto finiscono per ripetersi, e si possono facilmente trovare persone con lo stesso taglio del naso e degli zigomi, con gli occhi dello stesso colore e forma, rendendo molto più complicata un’identificazione univoca, specialmente se il sistema di identificazione biometrica si basa su normali immagini fotografiche a due dimensioni.
Partendo da questo problema, un gruppo di ricertatori della Florida Atlantic University (FAU) di Boca Raton hanno creato un algoritmo computerizzato che è in grado di creare modelli a tre dimensioni di un volto umano, usando come base di partenza una normale fotografia. Il sistema crea inizialmente un “volto virtuale” standard, i cui parametri di base sono rilevati a partire da un database di immagini tridimensionali di volti veri.
Quando il sistema si trova a dover analizzare una specifica immagine bidimensionale, tale volto virtuale viene “proiettato” sul piano di tale immagine. A questo punto, l’algoritmo tiene conto della posa assunta dal soggetto al momento dello scatto e dell’illuminazione della fotografia.
Questi elementi vengono usati per trasferire su questo volto di base le caratteristiche facciali del soggetto della fotografia, in modo da creare un’immagine tridimensionale del suo viso con il maggior grado di approssimazione possibile.
Secondo i ricercatori, questa tecnologia potrebbe essere usata per analizzare non soltanto immagini fotografiche, ma anche filmati di sorveglianza video come quelli ripresi da telecamere spia a circuito chiuso, per facilitare le indagini della polizia nella ricerca degli autori di un crimine, o per rintracciare persone scomparse.