La fantasia di Philip K. Dick e del suo Minority Report, da cui fu tratto un film di successo con Tom Cruise, sembra essersi realizzata, anche se in forma diversa, a Philadelphia e Baltimora. Infatti, se nel film la polizia impiegava dei veggenti per prevedere gli omicidi ed intervenire pochi istanti prima che si realizzassero, nelle città americane la polizia ha a sua disposizione un software in grado di analizzare la probabilità secondo la quale dei criminali già conosciuti alla polizia possano cadere in tentazione e commettere nuovi crimini.
Tale software attualmente viene usato per valutare l’opportunità di una sorveglianza più o meno stretta sui detenuti rilasciati su cauzione, per tentare, per quanto possibile, di prevenire eventuali rischi che tali detenuti commettano degli omicidi. In futuro, la polizia di Washington spera di usare una versione aggiornata di questo software anticrimine, sviluppato da un professore della University of Pennsylvania, anche per prevenire crimini di entità minore.
Se il software dovesse dimostrarsi efficiente, potrebbe essere utilizzato non soltanto per valutare il livello di sorveglianza necessario, ma anche in tribunale, per valutare l’entità della cauzione. Finora sono stati gli ufficiali di sorveglianza ad essere responsabili nel valutare i progressi dei detenuti durante la loro libertà, ed in base al loro giudizio personale, unito al “curriculum” del detenuto, viene impostato il livello di sorveglianza da applicare.
Grazie a questo programma, invece, sarà il mezzo elettronico a prendere tale decisione, sulla base di un algoritmo sviluppato dal gruppo di ricerca del professor Berk, che esamina una serie di variabili, dalla storia criminale fino al luogo di residenza, in base alle quali la persona in questione è più esposta al rischio di diventare un assassino.