Ancora loro, i ricercatori della BAE Systems, hanno presentato un progetto sul quale stanno lavorando, e che sta sviluppando un liquido che si indurisce all’istante in caso di impatto, ad esempio causato da proiettili.
L’obiettivo finale del progetto di ricerca è quello di rendere più semplici i movimenti per i soldati che indossano armature protettive, composte da pannelli di ceramica che le rendono pesanti e voluminose, e che in ambienti caldi come Iraq o Afghanistan possono diventare insopportabili a causa delle alte temperature.
In una armatura liquida, questo liquido è contenuto in una intelaiatura di Kevlar, che permette una maggiore flessibilità, riducendo lo spessore di circa il 45% rispetto ad un’armatura convenzionale.
In queste ultime, in caso di impatto, i pannelli di ceramica si piegano verso l’interno, respingendo il proiettile ma causando comunque uno shock non indifferente e doloroso. Con l’armatura liquida invece, il fluido contenuto all’interno del Kevlar è in grado non solo di indurirsi immediatamente in caso di impatto, con una durezza tanto maggiore quanto più forte è il colpo; oltre a questo, l’energia causata dall’impatto viene distribuita su una superficie molto maggiore rispetto a quella dei comuni pannelli in ceramica.
Pertanto, il colpo viene assorbito in maniera molto meno dolorosa per chi indossa l’armatura liquida.
Oltre che per i soldati impegnati in zone di guerra, una versione ridotta di questa armatura potrebbe essere usata al posto dei comuni giubbotti antiproiettile usati dalle forze di polizia durante le operazioni di pattugliamento cittadino. In futuro, BAE Systems prevede di sviluppare una versione ultraleggera di questo materiale; per ora, un prototipo di armatura liquida è stato presentato al Ministero della Difesa britannico.