Intercettazioni in aumento negli USA. E in Italia?

Negli Stati Uniti, l’opinione pubblica è estremamente sensibile quando si tratta di reati finanziari, specialmente nel settore dell’alta finanza che muove cifre enormi di denaro, spesso composte dai risparmi di una vita di persone normali, e che per colpa di operazioni spregiudicate dei cosiddetti “maghi” potrebbero veder svanire tali risparmi in un attimo.

Per combattere tali reati, uno dei metodi sicuramente più efficaci è quello di ricorrere allo strumento delle intercettazioni telefoniche, che possono rivelarsi utilissime per la lotta all’evasione fiscale o alle truffe e non soltanto.

Infatti, se grazie all’utilizzo di microspie ambientali e telefoniche, la giustizia americana è riuscita a scoprire frodi del calibro di quella perpetrata dallo spregiudicato finanziere Bernie Madoff, che ha trafugato qualcosa come 15 miliardi di dollari, il ricorso alle intercettazioni, sia per le telefonate che per le conversazioni ambientali che si svolgano all’interno di una stanza o di una sala riunioni, può aiutare anche nella lotta al terrorismo, spesso legato a doppio filo agli ambienti dell’alta finanza.

Nel territorio degli USA, nel corso dell’anno 2009, le intercettazioni ambientali e telefoniche sono cresciute del 26% rispetto all’anno precedente. Evidentemente, la giustizia americana confida nei propri tecnici specializzati in questo aspetto della lotta al crimine, negli analisti che devono lavorare sulle tracce audio raccolte, e negli investigatori che devono inserire il tutto in un contesto utile a sventare il crimine e sgominare cellule terroristiche o bande di truffatori a qualsiasi livello.

Escludendo le indagini per crimini legati al terrorismo e alla sicurezza nazionale, i cui dati non sono resi pubblici, nello scorso anno per oltre 280mila persone, negli USA, è stata autorizzata l’installazione di microspie e microfoni nascosti.

In Italia, invece, nascondendosi dietro il pretesto che “la gente ha paura che le proprie conversazioni private siano ascoltate”, o che “i processi avvengono sui media prima che nelle aule di tribunale” si sta facendo di tutto per promulgare una legge che, limitando il ricorso allo strumento dell’intercettazione telefonica ed ambientale, e riducendone i limiti temporali, renderebbe di fatto la vita molto più facile per criminali, truffatori, pedofili o mafiosi, legando le mani agli investigatori, o quantomeno, complicandone assai il lavoro.

Secondo questo disegno di legge, le intercettazioni telefoniche saranno possibili solo per reati punibili con oltre 5 anni di carcere, e per una durata massima di 75 giorni, prorogabili di 3 giorni alla volta con provvedimento del Giudice. Per i reati di mafia, soltanto 40 giorni più 20 di proroga. Quelle ambientali, invece, potranno essere compiute tramite microspie che potranno essere usate soltanto per 3 giorni (più altri tre di proroga).

Inoltre, non sarà possibile pubblicare il testo delle intercettazioni sui giornali, pena il carcere per i giornalisti o multe salatissime per gli editori.

Tutto questo va nella direzione esattamente opposta alla tendenza mondiale (evidenziata dalle statistiche americane di cui sopra) che è quella di avvalersi del tanto temuto onnipotente ed onnipresente “Grande Fratello” che ascolta ogni nostro respiro, ma di usarne le potenzialità, grazie agli strumenti tecnologici, per la difesa del bene comune e per la prevenzione di reati non solo finanziari, ma anche legati al terrorismo, al traffico di droga e alla criminalità organizzata.

Tempo fa, con una mossa senza precedenti, anche dal governo USA sono arrivate velate critiche a questa legge. La speranza, non soltanto degli operatori del settore della sorveglianza o delle forze di polizia, ma anche degli onesti cittadini che pagano le tasse, è che il Governo italiano faccia un passo indietro.

One thought on “Intercettazioni in aumento negli USA. E in Italia?

  1. Mi sembra normale che siate contro la legge sulle intercettazioni: avete lo stesso atteggiaento che avrebbe una casa farmaceutica che produce insulina contro un farmaco che cura il diabete!

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