La vastità degli ambiti in cui è consentito spiare si dilata giorno dopo giorno. Dopo le rivelazioni dello scorso giugno, della talpa Edward Snowden circa il mondo dei programmi di spionaggio della National Security Agency (NSA), le notizie si sono susseguite in maniera continua.
E gli utenti hanno attaccato le compagnie hi-tech al fine di ottenere maggiori dettagli sul loro rapporto con il governo americano. Si è giunti così ad un accordo tra il dipartimento di giustizia americano e i colossi della tecnologia. Con tale compromesso è viene concesso alle aziende di pubblicare più dettagli sulle informazioni condivise con l’intelligence. L’accordo dovrà essere approvato dal tribunale segreto creato con il Foreign intelligence surveillance act (FISA).
In particolare, i gruppi internet potranno pubblicare informazioni generali su quante richieste ricevono e da chi: Nsa o Fbi, ad esempio. Inoltre potranno rivelare i numeri di richieste su base mille e il numero di account coinvolti. Inoltre Facebook e le altre compagnie potranno fornire dati in tempo reale, a parte le richieste della FISA che potranno essere resi pubblici dopo sei mesi.
I termini dell’intesa hanno come scopo quello di trovare il giusto bilanciamento tra gli interessi del governo, che non accetta che trapelino informazioni che possano aiutare le persone sotto controllo, con le questioni dei gruppi hi-tech che devono rispondere alle richieste degli utenti sempre più preoccupati per il controllo su internet. Inoltre l’eventuale decisione sarà applicata anche alle altre compagnie tecnologiche che non hanno partecipato direttamente al processo legale.
E mentre sempre più persone stanno adottando sistemi per mantenere integra la propria privacy come Stealth Phone e dispositivi di difesa dalle intercettazioni indiscriminate, nuovi documenti segreti, sempre forniti da Snowden, rivelano che a partire dal 2007 la NSA e la Government communications headquarters (GCHQ), hanno lavorato assieme per raccogliere e memorizzare i dati provenienti da decine di applicazioni per smartphone, tra cui il famoso gioco “Angry Birds”.
Infatti, tra gli strumenti informatici più preziosi per raccogliere dati, le agenzie di intelligence si servivano delle cosiddette “leaky app“, come “Angry Birds” appunto, applicazioni per telefonini che condividono quasi tutte le informazioni degli utenti: dai codici identificativi dei dispositivi, a sesso, età, localizzazione geografica e altre informazioni personali. Le due agenzie di sicurezza avrebbero cercato di individuare la posizione fisica degli utenti tramite “Google Maps”, cercato di copiare rubriche e tabulati telefonici, liste di amici e dati geografici incorporati nelle foto di chi invia un post.