Fino a poco tempo fa i sistemi di localizzazione GPS erano usati per il controllo di animali di piccola taglia. Ora il GPS sfida anche gli animali più pericolosi. Infatti è in fase sperimentale la missione scientifica dell’organizzazione americana no profit Ocearch, capitanata da Chris Fischer. Durante l’operazione, gli squali vengono catturati, principalmente nel nord America, e ad essi viene applicato un localizzatore GPS per poi essere nuovamente rigettati in mare.
Lo scopo del progetto è analizzare gli spostamenti dei pericolosi predatori acquatici attraverso un segnale satellitare emanato dal trasmettitore installato nella loro pinna dorsale. Al termine del lavoro dovrebbe essere creato un database accessibile a tutti via web. Gli esemplari già schedati possono essere controllati dal sito dell’organizzazione, dove è possibile conoscere le loro caratteristiche e il percorso effettuato dal momento dell’installazione del GPS. Il nuovo sviluppo tecnologico sarebbe sicuramente utile anche ad avvertire le persone nel caso in cui gli squali si avvicinino alla costa.
Non mancano le polemiche. Queste sono sorte riguardo alle tecniche adottate per impiantare i sistemi GPS. La squadra di Fisher, è sotto accusa per i metodi cattura utilizzati. L’uso di ami, soprattutto, è un metodo che, secondo alcuni, sottopone gli animali a traumi inutili. Pare che uno squalo abbia addirittura perso la vita.
Per capire effettivamente come gli animali reagiscano alla cattura, il team di ricerca è stato seguito da un esperto di squali che attraverso l’analisi di campioni di sangue e l’utilizzo di un accelerometro, è arrivato alla conclusione che gli animali sono stati sottoposti a stress fisiologico e che, una volta rilasciati, i predatori sono esausti e nuotano lentamente almeno per i primi momenti.