Nel tardo Diciottesimo secolo il filosofo inglese Jeremy Bentham progettò il Panopticon, un edificio istituzionale dalla forma circolare con una “inspection house” al centro, una sorta di torre dalla quale i capi dell’istituzione sarebbero stati capaci di sorvegliare tutti gli internati senza che questi riuscissero a capire se fossero o meno controllati portandoli, nel dubbio, ad agire secondo le regole ferree dell’istituzione stessa. Bentham descrisse il Panopticon come “un nuovo modo di ottenere il potere della mente sulle menti”.
Fantasia o realtà, secondo la American Civil Liberties Union, questo è più o meno ciò che sta succedendo negli Stati Uniti, a causa di una sempre più intrusiva sorveglianza dei cittadini da parte del Governo, attraverso un sistema che coinvolge i cittadini stessi e aziende private nel raccogliere dati e informazioni sulla popolazione.
Agendo presumibilmente per combattere il terrorismo, l’Intelligence americana sta cercando di estendere la sua capacità di sorveglianza costringendo il settore privato a monitorare e fornire un resoconto sulle attività degli americani.
Questo è quanto è scritto nella relazione dell’ACLU, secondo la quale “le informazioni possedute da terze parti sono considerate innocue e protette da codici professionali sulla riservatezza”. In questo modo il Governo non teme ripercussioni politiche o legali.
Nella relazione, l’ACLU scrive che il Governo ha creato diversi programmi per controllare le vite degli americani, presumibilmente per difendere il Paese dal terrorismo dopo l’Undici Settembre.
In gennaio 2002, per esempio, il Dipartimento di Giustizia creò un programma chiamato “Terrorism Information and Prevention System” o TIPS. Considerato come “un sistema nazionale per i lavoratori interessati a fornire dati su attività sospette”, il programma ha reclutato milioni di lavoratori del settore pubblico, postini e tecnici delle comunicazioni, per fornire al Governo dettagli su ciò che loro consideravano come attività sospetta o insolita.
Bush, inoltre, raddoppiò il numero dei programmi chiamati “Neighborhood Watch” e estese i loro ruoli al di là del semplice controllo del vicinato contro i furti, per coinvolgerli nella lotta al terrorismo.
Questi sono solo alcuni dei programmi dello Stato elencati nella relazione “Surveillance Industrial Complex” dell’ACLU, in cui gli autori sottolineano come, al di là di questi programmi di controllo organizzati, ci siano diverse “campagne di coscienza del cittadino”, che inculcano negli individui il sospetto e la voglia di denunciare le autorità chiunque abbia una serie di “caratteristiche sospette”.
Dal settembre 2001 fino ad oggi, ci sono circa 6000 organizzazioni, di cui 2000 sono istituzioni private, che non solo collaborano col Governo nel mantenere l’ordine pubblico, ma che raccolgono un’enorme quantità di dati su individui, sorvegliandoli, magari, con l’uso di strumenti high-tech, come microspie, microregistratori e telecamere spia.
Presumibilmente per scovare potenziali terroristi, questo enorme “Grande Fratello” non solo sta distruggendo il diritto spesso rivendicato dagli americani di “essere lasciati soli”, ma sta anche creando un immenso business che non conosce crisi, nonostante i tempi che corrono.