Negli ultimi mesi si fa un gran parlare, su giornali e siti d’informazione, del problema delle intercettazioni telefoniche. Se da un lato è palese che il capo del Governo vuole porre un freno all’uso di tale strumento investigativo esclusivamente per interessi personali, è però innegabile che, almeno in linea teorica, le conversazioni telefoniche di ciascuno di noi sono esposte al rischio di essere ascoltate da orecchie indiscrete.
Intercettare un cellulare, infatti, è più semplice di quello che si possa pensare, grazie alla debolezza strutturale del codice di codifica usato per criptare le conversazioni telefoniche sulla rete GSM; tale debolezza viene facilmente sfruttata da moderne apparecchiature di intercettazione in grado di captare tutte le conversazioni nel raggio di alcune centinaia di metri.
Per difendersi da questo genere di intrusioni, la maniera migliore è quella di aggiungere un ulteriore livello di codifica, dotandosi di un cellulare criptato anti intercettazione. Si tratta di un normale cellulare, con installato un particolare software di criptaggio; tale software, durante una telefonata, ne codifica il segnale secondo una chiave a 256 bit (più sicura della codifcica a 128 bit usata dalla rete GSM).
Se il telefono dell’interlocutore è dotato dello stesso software, basterà inviargli la chiave di codifica, e le conversazioni tra questi due cellulari saranno completamente protette. Infatti, un eventuale ascoltatore esterno che dovesse intercettare una chiamata tra due cellulari criptati, riuscirebbe ad udire soltanto un rumore assolutamente inintelligibile.
Per chi conduce trattative riservate o per chi si muove nell’ambito della diplomazia, per avvocati, professionisti o semplicemente per chi voglia assicurarsi che le proprie telefonate private restino tali, l’uso di una adeguata protezione tecnologica è vitale.
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