Proprio oggi, in Italia, è stata resa pubblica la notizia secondo la quale Street View, la funzione di Google che consente di visualizzare una via dal punto di vista del pedone, permettendo a chi osserva di immedesimarsi in coloro che passano per quella via, è finita sotto inchiesta in Italia, dove la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di inchiesta con il capo di imputazione di interferenza illecita nella vita privata.
Infatti, secondo informazioni che il garante della privacy ha inviato alla Procura stessa, durante il percorso delle famose automobiline di Google, che raccolgono le immagini da utilizzare in Street View, le automobili stesse avrebbero raccolto dati sensibili presenti sulle reti WiFi incontrate durante il percorso.
Da Mountain View, sede del gigante della Rete, è immediatamente partita una nota di scuse, in cui si afferma che questi dati sono stati raccolti in maniera accidentale e si offre la massima collaborazione alle autorità per indagare e per far sì che questa invasione della privacy non solo non abbia a ripetersi, ma non abbia conseguenze spiacevoli per i proprietari dei dati inavvertitamente intercettati.
Tali dati possono contenere non soltanto le informazioni di accesso a reti WiFi protette, ma addirittura password ed email che, se dovessero cadere in mani sbagliate, potrebbero avere effetti devastanti.
Inoltre, secondo l’autorità di garanzia per la privacy, le auto che raccolgono informazioni per Google devono rendersi riconoscibili, in modo che chi dovesse avvistarne una e non avesse proprio voglia di vedersi fotografato in atteggiamenti sconvenienti o in un luogo dove non dovrebbe essere (ad esempio mentre esce da casa dell’amante…) abbia il modo di prendere le adeguate contromisure in tempo utile.
Google, che somiglia sempre di più ad un Grande Fratello del 2000, dovrà pertanto limitare la propria invadenza, per evitare di incorrere in sanzioni.