Generalmente, si tende a pensare che i militari abbiano un rapporto molto esclusivo con la tecnologia, tenendo per sé le apparecchiature che utilizzano per compiere il loro lavoro, apparecchiature che in alcuni casi vengono usate per applicazioni civili soltanto svariati anni dopo essere state sviscerate nel campo militare. In alcuni casi però, fa piacere notare come la tecnologia militare venga messa a disposizione anche della ricerca scientifica.
Questo è il caso del Global Hawk, un aereo senza pilota originariamente progettato dalla Northrop Grumman per il Ministero della Difesa americano, di cui ci era capitato di parlare su queste pagine più di una volta. Recentemente, una versione di questo aereo, sulla quale sono state installate apparecchiature scientifiche, è stata utilizzata in collaborazione con la NASA per una serie di ricerche, in un primo volo di prova, della durata di circa 82 ore.
Il progetto di ricerca, chiamato GloPac (Global Pacific Hawk Program) è rivolto allo studio delle condizioni atmosferiche sugli oceani Pacifico ed Artico.
L’aeromobile viene equipaggiato con una serie di apparecchiature quali igrometri laser in grado di misurare il livello di vapore acqueo nell’aria, di effettuare rilevamenti sulle nuvole per analizzarne consistenza e caratteristiche, o di misurare l’emissione di microonde da parte delle molecole di ossigeno presenti nell’aria. Il vapore acqueo, ad esempio, è un potente gas serra, e la sua presenza ad alte quote è un’indicazione di inquinamento da gas che aumentano la temperatura terrestre.
Il Global Hawk può volare a quote comprese tra i 14000 e i 20000 metri, ed a quelle altitudini è pertanto in grado di raccogliere dati relativi alla presenza di gas serra e all’accumulo nell’atmosfera di sostanze che danneggiano lo strato di ozono, misurando la quantità di polveri (quali ad esempio quelli rilasciate durante l’eruzione del vulcano islandese pochi mesi fa).
Questo permette di analizzare lo stato di salute degli strati superiori dell’atmosfera terrestre, raccogliendo informazioni che naturalmente possono rivelarsi utilissime anche per il monitoraggio della qualità dell’aria a quote inferiori.
Inoltre, grazie alla lunga durata delle sue missioni, è possibile usare il Global Hawk per misurare l’evoluzione di fenomeni atmosferici a breve termine ed a grandi altezze.
Nel lungo termine invece, sperano di riuscire ad avere una migliore visione del Vortice Polare, un ciclone che staziona sul Polo Nord, analizzando il quale si spera di riuscire a comprendere meglio le dinamiche che regolano il buco dell’ozono nell’emisfero nord.