In questi mesi in Italia si fa un gran parlare di intercettazioni telefoniche, di microspie ambientali e, soprattutto, di limitazioni all’uso investigativo delle stesse, limitazioni che il governo sta tentando di introdurre tra mille polemiche.
Sembra quasi che, nella loro smania di seguire le direttive del Capo, la maggior parte dei parlamentari della coalizione di governo abbiano dimenticato che grazie all’installazione di piccoli trasmettitori nascosti all’interno di automobili, uffici o case appartenenti a persone sospette, è stato ed è possibile assicurare alla giustizia pericolosi criminali, limitando il rischio per i componenti delle forze dell’ordine e rendendo il loro lavoro più semplice e fruttuoso.
Una microspia GSM, ad esempio, oltre a captare informazioni grazie ad un microfono nascosto, può trasmetterle via telefono, come fosse un normale cellulare, persino dall’altra parte del mondo, garantendo un’efficienza assoluta ed annullando i rischi per gli agenti, che non sono costretti a tentare di infiltrare cellule terroristiche o gruppi criminali esponendosi in prima persona a rischi inimmaginabili.
Finora, l’uso delle tecnologie di intercettazione ha permesso di scoprire collegamenti tra vari reati, tra crimine e finanza, tra attività illecite ed altre solo apparentemente pulite. Cambiando la legge e rendendo le intercettazioni possibili soltanto in presenza di gravi indizi di reato, e soltanto per il reato in oggetto, questa possibilità cadrebbe automaticamente, con grave danno per la sicurezza. Aggiungiamoci poi che la stampa vedrebbe drasticamente limitato il proprio diritto di informare i cittadini, ed il quadro e’ completo.
In altri paesi del mondo occidentale quali gli USA, il ricorso alle intercettazioni ambientali e telefoniche è in aumento, e ha permesso ad esempio di scoprire gravissimi crimini finanziari quali quelli del famigerato Bernie Madoff, che in Italia, con una legge del genere, la farebbe franca in barba ai cittadini che faticano ad arrivare alla fine del mese.