All’inizio della guerra in Iraq, nell’ormai lontano 2003, le forze armate americane erano dotate di appena 13 aerei senza pilota, i cosiddetti droni o UAV (Unmanned Aerial Vehicles). Da quel momento in poi, la crescita dell’utilizzo di questi sistemi è stata esponenziale, fino a raggiungere il livello di oltre 1400 diversi veicoli di questo tipo attualmente dispiegati in Iraq ed Afghanistan.
A metà aprile, i droni impiegati in territorio iracheno hanno “festeggiato” un milione di ore totali di volo. Il successo dei sistemi per videosorveglianza aerea è principalmente dovuto all’efficienza nel compiere le proprie missioni in maniera automatica o comandata a distanza, senza mettere in pericolo l’incolumità’ del personale.
Infatti, che siano impiegati per operazioni di ricognizione o acquisizione di obiettivi, mediante l’installazione di apparecchiature fotografiche e video (anche ad infrarossi per visione notturna), o che vengano usati per vere e proprie missioni di guerra tramite l’applicazione di armamenti, i sistemi UAV hanno rivoluzionato il moderno concetto di guerra, rendendola sempre più simile ad un videogame, almeno dal punto di vista di chi li manovra.
Il primo aereo senza pilota venne usato sempre in Iraq, durante la prima guerra del Golfo nel 1991. Da allora, ci vollero circa 13 anni, fino al 2004, per raggiungere un totale di 100000 ore volate, mentre attualmente viene stimato che tali velivoli senza pilota compiano circa 25000 ore di missioni al mese.
Recentemente, l’esercito USA ha reso pubblica la Road Map, ossia il piano di applicazione degli aerei senza pilota in operazioni militari per i prossimi 25 anni, durante i quali se ne prevede uno sviluppo ed utilizzo sempre maggiore in campi quali l’evacuazione di feriti ed il trasporto di materiale pesante.