Non spaventatevi, non vi stiamo certo consigliando di mettere un reattore nucleare nelle vostre macchine fotografiche o nelle vostre calcolatrici tascabili. L’idea di una batteria nucleare potrà sembrarvi pericolosa di primo acchito, ma in effetti, apparecchiature quali i pacemakers le usano da anni, grazie alla loro estremamente lunga durata ed alta resa energetica.
L’unico problema è rappresentato dal peso e dall’ingombro. Attualmente però, una ricerca condotta dalla Missouri University sta lavorando su batterie nucleari delle dimensioni di una moneta.
Grazie a tale tipo di batteria, potrete alimentare vari sistemi elettromeccanici di dimensioni ridotte, quali ad esempio dei microregistratori digitali, telecamere in miniatura o microspie, utilizzati da forze dell’ordine o agenzie investigative per operazioni di sorveglianza e di monitoraggio a lunga durata.
La parte innovativa della creazione di tale batteria sta non soltanto nelle sue dimensioni ridotte, ma anche nel fatto che per condurre l’energia si usa un semiconduttore di tipo liquido invece che solido. Grazie ad esso si riesce ad evitare che, come avviene con altre batterie radioattive che usano dei solidi, l’energia raccolta possa danneggiare l’involucro che contiene la parte conduttiva.
In futuro, i ricercatori sperano di ottenere batterie sempre più potenti, dalle dimensioni sempre più ridotte e dalla durata pressochè illimitata, così da poter alimentare una sempre più vasta gamma di apparecchiature in miniatura.
Ovviamente, è bene chiarire che le batterie nucleari non sono pericolose come si può pensare, in quanto non generano energia tramite una reazione a catena come i reattori nucleari, bensì usano le emissioni di un isotopo radioattivo per generare energia. Potete dormire sonni tranquilli, il vostro pacemaker non farà la fine del reattore di Chernobyl o Three Mile Island!